Mi capita periodicamente, ad intervalli irregolari, ormai da tempo immemorabile. Non me ne sono mai data una spiegazione, se non sotto il generico e generale capitolo della classica “psicopatologia della vita quotidiana”.
Lo scenario è tipico: devo pranzare da sola, ho impegni fuori casa la mattina e zero scorte pronte in frigorifero, quindi zero tempo per prepararmi qualcosa di soddisfacente. Considerando che non vivo in mezzo al Sahara, la soluzione appare di una banalità imbarazzante: comprarmi qualcosa di pronto o farmi un’insalata col tonno. Normalmente è inverno e si gela, quindi l’insalata sarebbe da archiviare, ma stavolta la giustificazione è che l’avevo mangiata appena ieri. Resta il procacciamento del pranzo fuori casa che, prezzi zurighesi a parte, non dovrebbe essere affatto un problema, neppure vago, se non per l’imbarazzo di una scelta virtualmente infinita.
Ok, oggi non sono in gran forma, ho dormito male e avevo lezione di tedesco: tre fattori che, insieme, rischiano di produrre una miscela esplosiva. D’altro canto finalmente è estate e guardare fuori è una festa per gli occhi. Finito l’apprendimento teutonico dovevo fare una commissione veloce in centro (tipo che le scorte italiane non hanno prodotto sufficienti pantaloncini corti per mio figlio) e rientrare a casa. Mi sono detta: dopo H&M mi compro qualcosa di veloce da mangiare e rientro a casa, prima di ri-uscire di nuovo per andare a prendere la Belva a scuola.
E’ da non credere, e io stessa se me lo raccontassi non ci crederei: da H&M ci ho messo 10 minuti esatti. Ho vagato mezz’ora per il centro in cerca di un’inutile ispirazione per il pranzo. Talke away vs. self service veloce. Falafel vs. Brezel. Piatto vegetariano vs. non so più cosa. Sarà che avevo poca fame, sarà che mi capita sempre così, anche quando di fame ne ho parecchia. All’inizio qui credevo che fosse la lingua straniera a frenarmi, ma ora credo di essere perfettamente in grado di scegliere un panino anche in tedesco. E, comunque, ‘sta cosa mi succedeva anche quando vivevo in Italia.
Sono rientrata, ovviamente, a casa a mani (e stomaco) vuoto. Ho rimediato con un tristissimo toast, con prosciutto italiano di alta qualità almeno, ma triste comunque, soprattutto per il fatto che, al solito, mi sono sentita una completa imbecille. E con un paio di bicchieri di Coca, per rimediare al drammatico calo di zuccheri e all’emicrania incombente.