Questo post è incommensurabilmente scontato, ma, a volte, si sa che le cose scontate sono inevitabile parte della vita di chiunque. E sarebbe pure impossibile vivere senza.
Da qualche settimana mi arrovello (inutilmente, peraltro) su ataviche questioni collegate alle scelte educative per mio figlio, in primis la scuola. Sono ripiombata, per una serie di ragioni su cui eviterò di dilungarmi, nel ping-pong trappola: “scuola svizzera sì -scuola svizzera no“, della serie “lo lasciamo lì dove sta o cambiamo tutto” (il suo mondo, ma anche il nostro alla fine). E, visto che per me già abitualmente ogni decisione è una specie di dramma esistenziale, in questa fase sono preda di incubi notturni, paranoie diurne e amenità varie.
Poi ci sono giorni in cui accadono cose che mai dovrebbero accadere (anche se sempre più spesso succedono e, temo, continueranno a succedere) e ti dici che, alla fine, tutto il resto ha solo l’importanza di una cacca di mosca sul vetro. La dimensione dei problemi dipende, alla fine, dalla prospettiva in cui questi sono osservati.