Stamattina, quando ho preso il tram per la prima volta, funzionava l’aria condizionata, un paio d’ore dopo il riscaldamento.
Sono passata alla posta per spedire una busta e lì, per uno strano fenomeno di cross-selling in collaborazione con coop, mi hanno omaggiato di una busta-tester di gelato Cameo, giusto cioccolato, of course. L’ufficio postale, di norma, è un emblema della società svizzera: pulito, ordinato, efficiente: non fai praticamente coda anche quando è pieno di gente e il giallo sembra fatto per ravvivare anche le giornate invernali più buie e fredde. Oggi non funzionava, nonostante fosse giugno inoltrato, e regnava ovunque un’atmosfera umidiccia – paragonabile a quella dei miei capelli inguardabili – che stonava decisamente con l’offerta rinfrescante ricevuta. Tutti lì dentro (e a maggior ragione fuori, ad onor del vero) avevano la classica faccia da “Ma che giornata di m….”
Rientrando a casa ho preso in mano la busta del gelato pronto e le ho dato un’occhiata: per non cedere completamente allo sconforto meteorologico avevo accarezzato l’idea di prepararlo per la merenda della Creatura. Dopo aver dato un’occhiata agli ingredienti ho evitato, e temo che l’unico utilizzo possibile sia un volo nella spazzatura.
Mi restava una fame alla Montalbano, della serie “mi è smorcato un pititto lupigno”, da sanare a suon di guacamole e chips di mais. Quando ci vuole ci vuole.