Di solito non faccio mai propositi per il nuovo anno, è una mia ferma convinzione che siano molto inutili. Questa volta ho fatto una piccola eccezione.
Negli ultimi giorni del 2016 ho pensato alla necessità di una certa regola di austerità per il prossimo futuro.
Che varrà sia per me personalmente che per tutti i membri della famiglia, piccolo di casa compreso.
Sarà che il quantitativo di oggetti che abbiamo dovuto caricare e scaricare dall’auto in occasione del periodo natalizio è stato sfinente e impressionante, sarà che ogni momento che passa ho la netta sensazione che mio figlio stia crescendo, nostro malgrado, dando tutto ciò che ha per scontato; sarà che inevitabilmente la vita svizzera tende ad abituare a standard obiettivamente elevati a cui neppure si fa più caso, proprio perché sono mediamente la norma. Norma che, però, chiaramente non vale nel resto del mondo, neppure nel resto del mondo fortunato, pochi chilometri fuori da qui.
Vorrei che non tutto si dovesse considerare dovuto e normale, comprese quelle esperienze educative che sono sicuramente un plus di questa realtà, ma che alla lunga temo possano avere l’effetto di far passare gli stimoli veri: ovvero il darsi da fare per ottenere ciò che si vuole raggiungere, con convinzione, impegno e una sana dose di sbattimento personale.
Forse nella vita conta davvero di più ciò che è mancato a fare una persona, rispetto a ciò che le è stato sempre regalato. E spero di non continuare a sentire in giro le solite frasi da genitore-expat che ormai mi stanno diventando sinceramente stucchevoli:
“Noi siamo qui per il bene dei nostri figli, per garantire loro un futuro migliore. Dobbiamo lavorare duramente e stiamo facendo tanti sacrifici per questo motivo”.
Forse è il caso che qualcuno inizi a dire, a tutte queste persone di sacrosanta buona volontà, che il futuro di ciascuno è (forse) nelle sue sole mani, non certo in quelle, generose e amorevoli, di mamma e papà.
Ché il mondo là fuori è pieno di idioti, figli di genitori eccezionali. E viceversa. E ciò vorrà pur dire qualcosa.